Paziente con infezione è possibile posizionare un impianto dentale
Impianto dentale ad un paziente con infezione in atto, condizione fino a poco tempo fa controindicata in Implantologia dentale. Il paziente giunto alla nostra osservazione presentava una notevole tumefazione dovuta ad un ascesso.
Nella foto la situazione iniziale: infezione in atto sul dente centrale.
Ciò che preoccupava in questo caso, era la presenza di una infezione correlata al dente da estrarre. L’elemento 21 (incisivo centrale) presentava elevata mobilità e si presumeva che l’ascesso avesse creato una grossa tasca ossea. La presenza di un’infezione non è stata considerata condizione di controindicazione all’impianto.
Il Dr. Villa insieme al Dr. Bo Rangert aveva apportato un grosso contributo a fugare il timore di intervenire in siti infetti. Infatti nel 2005 aveva pubblicato uno studio clinico in una importante rivista internazionale, forse il più ampio a quei tempi, dove si smentiva l’opinione diffusa dell’impossibilità di inserire impianti dentali in zone di infezione. Nello studio si era valutato a distanza di tre anni la situazione clinica di impianti posizionati nella zona mandibolare in siti post-estrattivi infetti.
Si era osservato che in situazioni di questo tipo, con impianti posizionati nelle vicinanze di zone infette e, in qualche caso all’interno di esse, la sopravvivenza degli stessi era pari al 100 %.
Nell’anno 2007 il Dr. Villa in accordo con il Dr. Bo Rangert, aveva accettato la sfida di provare la chirurgia non invasiva nei siti infetti nel mascellare superiore. E i risultati erano stati sorprendentemente altrettanto favorevoli (studio scientifico).
Quindi si era dimostrato che l’infezione in atto non era una controindicazione al posizionamento di un impianto dentale.
Il concetto su cui si è pianificato l’intervento è stato: se rimuoviamo la causa dell’infezione (il dente malato) e ripuliamo accuratamente l’alveolo, al di là della zona di tessuto infiammatorio l’osso è “sano” e quindi in questa stessa area si possono posizionare gli impianti dentali e caricarli immediatamente.
Chirurgia mini invasiva: le fasi dell’intervento
Si decideva quindi di togliere il dente. Il paziente, sedato, durante l’ intervento è rimasto perfettamente cosciente. L’alveolo veniva ripulito dal tessuto di granulazione. Si procedeva poi al posizionamento di un impianto dentale, con una chirurgia mini-invasiva, direttamente nell’osso all’ interno dell’alveolo post-estrattivo.
L’impianto dentale è stato caricato immediatamente. Eravamo certi che, una volta rimosso dall’alveolo il dente, causa dell’infezione, la stessa non avrebbe avuto più motivo di riformarsi.
Nella foto a 15 anni dall’intervento
L’impianto dentale è stato posizionato avendo cura che avesse una buona stabilità. Si è provveduto a riempire il gap tra l’impianto e l’osso residuo con del biomateriale . Quindi l’impianto è stato immediatamente caricato con un provvisorio.
E’ stato necessario un piccolo innesto di connettivo prelevato dal palato per creare una condizione estetica gengivale ottimale.
In meno di una settimana i segni della tumefazione dovuta all’ascesso erano scomparsi, ulteriore conferma di come, ristabilita la condizione biologica naturale (cioè tolta la causa dell’infezione), l’organismo abbia ristrutturato in breve i tessuti danneggiati.
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