Lo spazzolino da denti: igiene e manutenzione
Due considerazioni:
- lo spazzolino da denti, nonostante la sua naturale propensione a divenire ricettacolo di microrganismi, non viene considerato come possibile veicolo di infezione e solitamente non riceve particolari cure igieniche e di manutenzione
- i denti sono la parte del nostro corpo che, insieme alle mani, durante un intera giornata laviamo più spesso (dovrebbe almeno essere così)
Riflettiamo:
Come facciamo quando puliamo i denti a combattere i batteri, se gli stessi sono presenti sul nostro spazzolino da denti?
Pensiamo ad uno spazzolino da denti che, dopo l’uso, viene riposto in un bicchiere di ceramica. L’ambiente umido delle setole è un ideale substrato (terreno fertile) per la proliferazione dei batteri e microorganismi in genere.
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I batteri sullo spazzolino da denti
Alcuni ricercatori hanno appurato che sulle sue setole non è insolito trovare una carica batterica con delle presenze costanti di:
- streptococcus mutans (uno degli agenti responsabile della carie)
- herpes simplex tipo 1
- streptococco beta emolitico (spesso associato al mal di gola)
- aggregatibacter
- aggiungiamo poi alcuni batteri coliformi provenienti dal bagno
Inoltre sono rintracciabili, non solo sulle setole, ma anche sul manico, dei microrganismi provenienti dal cavo orale di chi l’utilizza o dalle mani di chi lo tocca.
Come conservare lo spazzolino da denti
- Il bicchiere che lo contiene deve sempre essere situato più in alto rispetto al lavandino e non nelle immediate vicinanze del wc.
- Per una facile e comoda disinfezione lo spazzolino può essere sciacquato sotto acqua corrente e saltuariamente immerso, dopo l’uso, in un bicchiere contenente una soluzione di un comune collutorio.
- Lo spazzolino da denti, data l’importanza che riveste nell’igiene orale ed essendo facilmente usurabile dall’azione meccanica della pulitura dei denti, andrebbe sostituito almeno ogni due o tre mesi.
Conclusione
La pulizia dello spazzolino non deve essere sottovalutata! Particolare riguardo dovranno avere i pazienti con ridotte difese immunitarie (pazienti sottoposti a chemioterapia o che hanno subito un trapianto d’organo) o pazienti con malattie autoimmuni.
In questo modo i batteri non avranno lunga vita e con poco sforzo ci sentiremo più tranquilli e sicuri.
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